MAURIZIO NESTI E IL PICCOLO HUSSEIN, UNA STORIA DI AMICIZIA E SOLIDARIETÀ

È il 2016 quando Maurizio Nesti, oggi responsabile per Incico del settore di ingegneria geotecnica, e il piccolo Hussein si conoscono per la prima volta.

In quell’anno l’ingegnere di origine modenese si trova a Mosul per lavorare alla costruzione di una diga. Hussein, figlio di uno dei tanti operai che collabora al progetto, ha 10 anni e soffre di una grave malformazione cardiaca. Il padre lo porta spesso con sé in cantiere e, mentre è al lavoro, il ragazzo comincia a passare il tempo in ufficio con Maurizio. Tra riunioni, pranzi e giornate trascorse insieme ha inizio la storia di una grande, immensa amicizia, destinata a lasciare un segno nella vita di entrambi.

Una storia che racconta gesti di enorme solidarietà e umanità. Un legame che ha permesso a Hussein di tornare a vivere come i bambini della sua età e che ha restituito a Maurizio un’immensa gioia nel vederlo crescere e diventare grande.

Da Mosul a Genova, l’operazione al cuore che salva il piccolo Hussein

Nel 2018 la situazione di Hussein si aggrava e viene ricoverato in terapia intensiva. Le condizioni dell’ospedale del suo paese sono precarie, mancano i mezzi e gli strumenti per sostenere l’operazione di cui ha bisogno. Inizia così la ricerca e la mobilitazione per provare a trasferire il piccolo in Italia, all’Istituto pediatrico Giannina Gaslini di Genova.

Per coprire gli elevati costi dell’intervento e del trasferimento, Maurizio lancia una sottoscrizione su Go fund Me. La causa viene accolta con calore e grazie alle donazioni di diverse persone riesce a recuperare i fondi necessari per sostenere quasi tutte le spese. Dopo aver ottenuto i Visti dal Consolato Italiano e tutti i documenti validi per l’espatrio, la mattina del 7 dicembre Hussein, ormai stremato, arriva all’ aeroporto di Milano Malpensa, insieme al padre.

Dieci giorni dopo, nonostante la difficoltà del caso, Giuseppe Pomè, direttore del reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale Gaslini, decide di operarlo. L’intervento dura più di otto ore, ma si conclude con successo.

Il 17 gennaio 2019, dopo aver accompagnato Hussein nel suo paese, Maurizio scrive:

“Oggi ho lasciato Hussein. L’ho lasciato a casa sua, alla sua famiglia, al suo paese, al suo destino (…). L’ho lasciato con la morte nel cuore, con commozione ed emozione. La favola si è conclusa oggi. Il lieto fine sta nel fatto che Hussein sia sano, vispo, sveglio!”

Il ritorno in Italia, l’estate a Pievepelago insieme all’amico Maurizio

L’estate di quello stesso anno Hussein torna a trovare il suo amico Maurizio. Questa volta va nel paese di origine dell’ingegnere, Pievepelago, piccolo borgo nell’Appennino Modenese.

Il ragazzo trascorre le giornate tra giri in bicicletta, partite a pallone, nuotate in piscina e passeggiate in montagna. È felice, sorridente e così pieno di energia.

Tutta la comunità di Pievepelago lo accoglie con grande affetto e simpatia. Viene organizzata una festa di paese in suo onore, a cui partecipa anche il dottor Giuseppe Pomè.

A settembre fa ritorno a Mosul, con un bagaglio di ricordi meravigliosi, pieno di gioia, e un amico su cui potrà sempre contare.